Parte della comunità ludica internazionale, compresi certi prezzolati recensori, sta boicottando (o dicendo di farlo) la CGE per aver messo in cantiere un’edizione di Codename dedicata ad Harry Potter.

E in un mondo che va a fuoco, ricco di problemi troppo complessi per noi, ecco pronta per l’esercito di culi pigri una delle battaglie facili più focali della storia: dare addosso a una scrittrice miliardaria per le sue ridicole idee transfobiche, colpendo quelli che evidentemente, sorprendendoci un po’, devono essere i suoi affetti più cari, ossia qualche soldo in più e tutta la filiera ludica della CGE.

Le pretese sono le più disparate, dalle scuse pubbliche alla rinuncia della produzione, il tutto passando per l’ovvia condanna pubblica che solo il giustizialismo sommario della “cultura” digitale sa applicare con tanta leggerezza.
E ovviamente il review bombing su BGG.

La CGE ha risposto con la più democristiana formula di “Fottettevi” che abbiamo sentito dai tempi de “Il potere logora chi non ce l’ha” di Andreotti, invitando ognuno a sostenere le proprie opinioni nel rispetto reciproco, e l’opinione aziendale è che fare un prodotto che piacerà, e venderà, vale più di combattere la transfobia brandendo l’ipocrisia “a una mano e mezza” e uno scudo crociato.

Di cazzate di questo tipo on line ormai siamo abituati a vederne tante, ma il mondo del gioco da tavolo, pur essendo un ambiente abbastanza estremo, è ancora parco di gesti politici eclatanti. Solitamente le grandi proteste erano per motivi importanti come il costo di un gioco, le scelte produttive, i componenti difettosi… quindi l’idiozia rimaneva circoscritta, fondata o meno. Ma oggi la “sensibilità” è aumentata con l’allargarsi della base, con la globalizzazione, e con la voglia di questo piccolo popolo di essere considerato come i grandi, scimmiottandone il comportamento.

Si sta alla gande qui, un bello spazio sicuro tra gatekeeping e l’inclusività aggressiva.

Che poi, giovani figli della lotta di classe in cui la classe è la 3ª C, pur condividendo il principio sociale, e pur comprendendo lo strumento del boicottaggio, siamo davvero certi che questa scelta di colpire i fan di una saga (non transfobica in sé), colpendo una casa editrice di giochi (che vi piacciono), per colpire blandamente una scrittrice, sia davvero efficace per tutelare anche solo un individuo che vive i problemi reali dell’essere transgender oggi?

Ma siamo consci di entrare nel campo delle opinioni, dove la nostra potrebbe essere quella che sorridere a un individuo trans come a chiunque altro, ed eventualmente versare cento lire alla sua causa , sia più utile di tutto ‘sto patetico casino volto a togliere, invece che a dare, e a distruggere invece che a costruire.
Ma distruggere è più facile che costruire, la tastiera è più vicina del campidoglio, e appagare il proprio ego si soddisfa meglio delle esigenze altrui.

Chissà, forse il fatto che sembri tutta una presa per il culo ci infastidisce per questioni di invidia, ma non possiamo essere detentori esclusivi del perculare.
Pensavamo di essere noi i giullari e loro i giustizieri.

Comunque: la comunità si esagita, la CGE soffre, e la Rowling se ne sbatte il cazzo, il che è molto ironico per una donna transfobica.

Una replica a “WOKE vs CGE: il terzə gode”

  1. […] CGE, dopo aver eroicamente difeso la scelta di produrre Codename in versione Harry Potter di fronte al boicottaggio di influencer e utenti, ha […]

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