Poco dopo il rinunciabile IoGioco Award, finalmente un premio che rappresenta per il mondo dei giochi quello che la Palma d’Oro rappresenta per il mondo dei giochi.

L’As d’Or premia il gioco dell’anno (casual), e le categorie bambini, intermedia, ed esperti. Senza far intrecciare i titoli e senza strafare, niente giochi di ruolo e niente videogiochi, tre nomination per categoria e il pacchetto è pronto.
Spesso parliamo di quanto la struttura poco centrata di un premio riesca fargli perdere senso, in questo caso no.

In questo caso la giuria.
Una cosa su cui il Festeival del gioco di Cannes insiste molto è la composizione della giuria del premio francese, e se ai francesi si possono imputare molti difetti, quello di fare la spia riguardo l’idoneità delle persone è proprio uno di questi.
Qualche nemico della causa, o amico della nostra, ha deciso di pubblicare i curricula dei nove giurati, lasciando all’indolenza del pubblico il compito di verificare l’attendibilità del giudizio.
E allora vediamoli, queste cinque donne e quattro uomini, scelti per valutare tutte le categorie:
Penelope: twitcher, videomaker appassionata di giochi di ruolo, videogiochi e giochi in generale.
Marie Giordana: appassionata cosplayer, giocatrice di lungo corso di classici come Monopoly, che grazie ai suoi colleghi è giunta a titoli come Saboteur e Love Letter, il suo preferito. Si occupa di social media per una catena di negozi di giochi.
Eva Szarzynski: nomade del gioco, divulgatrice professionista della cultura del gioco attraverso ludoteche itineranti. Le sue passioni ludiche storiche sono: un puzzle acquatico di 1.000 pezzi, Scarabeo, Rummikub, e Werewolf.
Sandra Lebrun: giornalista che scrive di giochi su varie riviste per ragazzi, autrice di libri-gioco e giochi per riviste. Cresciuta a suon di cacce al tesoro, tornei di scacchi e serate di gioco.
Nathalie Zakarian: ha fondato il primo game cafè di Lione, gestendo un’associazione di oltre 4.000 iscritti, ha tre figli, appassionata di criptografia, di cacce al tesoro, suona strumenti, etc…
Damien Desnous: appassionato di giochi di ruolo, dal vivo e non, si è dato alla scrittura di avventure. Gestisce un negozio di giochi e dichiara di divertirsi più nel dimostrarli che nel giocarli. I suoi titoli di riferimento sono Catan, Zargos e Fief 2. Ama i party games e i light strategy.
Pierre-André Joly: Streamer di videogiochi e giochi da tavolo, ha un diploma in project management and game design (due cose che raramente abbiamo visto nella stessa frase). Promuove giochi e pare stia tentando di pubblicarne.
Vincent Dedienne: attore e regista, appassionato di waffle e imbattibile a Mangia Ippo, di cui possiede una copia nella sua villa di Palm Beach.
Boris Courtot: antropologo culturale che lotta per far considerare i giochi materia culturale. Cogestisce un negozio di giochi e i suoi generi di riferimento sono i narrativi, storytelling, giochi per ragazzi e, non ci crederete, al fondo del fondo del nono giurato giochi intermedi o per esperti.
Di nove giurati quindi uno solo cita un vago “giochi per esperti”, tra le proprie competenze. Ora, nessuno qui intende essere volgare, anche perché in francese suonerebbe comunque ridicolo, ma…

Che i giochi per esperti, bestioni, carrarmati, cinghialoni, macigni, sermoni, stroncavecchi, scacciafiga, mattoni, o come vogliate chiamarli, siano sempre meno considerati in ambito pubblico, popolare e di mercato, è cosa assodata e anche giusta volendo. Ma sarebbe dovere etico quello di non inserire nella selezione, un segmento di mercato di cui ci si interessa quanto i francesi si interessano della cucina estera.
Si va alla ricerca di un elitario prestigio che non appartiene, o quanto meno non appartiene più, a certe manifestazioni.
Quelqu’un m’a dit:
Lasciate che i boardgamer sfigati muoiano soli come hanno sempre vissuto, senza giudicarli dall’alto delle vostre cacce al tesoro, dei vostri cosplay, della vostra divulgazione.





Scrivi una risposta a Luca sulfureo Cancella risposta