(ci scusiamo coi lettori per l’assenza di scritte gialle su sfondo blu elettrico)
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Come dicevo nel mio post precedente, ho deciso di darmi all’autoproduzione, o comunque all’editoria indipendente, perchè come diceva Walt Disney: “Non dire mai che i sogni sono inutili perché inutile è la vita di chi non sa sognare.”
Dunque ho deciso di informarmi un po’, perchè avevo un giochino in testa e volevo farlo conoscere al grande pubblico. Dato che a causa della mia attività di scribacchino non è che abbia ‘sto gran rapporto con gli editori, ma sopratutto dato che Walt Disney diceva “Forse sarebbe meglio se diventassimo tutti culi e se ci mettessimo buoni”, ho pensato di gironzolare e di cercare i prodotti migliori fra quelli dei self-publisher e delle piccol(issim)e e neonate case editrici, per imparare come fare il botto, e quindi per farlo bello grosso come fece il tizio del Monopoly (e così ho anche quasi spiegato il perchè della gnocca in apertura).
Comunque: entro a Indipendence Bay, e subito penso che gli abusivi, quelli coi giochi usati degli anni ’70, hanno una bella faccia tosta a vendere anche dentro ai padiglioni. Troppo tardi mi rendo conto che no, non sono abusivi e no, non sono giochi degli anni ’70, anche se un po’ sembrano.
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la ricetta non la so, ma l’attento
lettore potrà, per soli
23euro + IVA, richiedere a casa
l’esclusiva scatola
“Crea la TUA polpetta”.
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Ma innanzitutto, che vedo che va di moda, ecco una bella foto delle polpette di zia Adele, che mi ha ospitato a casa sua e che alla sua età figuriamoci se legge internet, io però la ringrazio sai mai che qualcuno non si intenerisce leggendo queste righe.
Ci tengo però a dire che è dalla quantità di piatti di pasta al sugo presenti nei post che si riconosce un “giornalista ludico” vero.
Dalle pietanze, e dall’uso sapiente del CAPS LOCK perchè non sono le parole ad avere forza, ma con quanta intnesità riesci a urlarle in faccia agli altri.
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“mazzate in un setting fantasy”:
originali al punto giusto.
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Ma torniamo a me, che sono il centro nevralgico dell’intero articolo, e proseguiamo con l’avvincente racconto delle mie avventure ludiche.
La mia idea iniziale era quella di fare un gioco di carte, magari fantasy, magari collezionabile o living, che è un’idea nuova, così ho iniziato a vedere se c’era qualcosa in giro: per sfortuna un paio di giochi che ho visto mi hanno fatto desistere, non che l’idea non sia originale ma boh, ho avuto come un senso inspiegabile di deja vu.
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Per chi lo conosce: il pregio maggiore
è nella leggibilità delle plancette.
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Allora magari un qualcosa di scacchistico. Alcune grandi inutilità, tipo il progetto GIPF, sono partite come autoproduzioni. E poi Walt Disney diceva “Il denaro è una pura astrazione”, che non so cosa c’entra, ma diavolo si parla di soldi e astratti, quindi ok. Insomma, continuo a gironzolare per gli stand e mi ritrovo davanti un gioco elegantissimo nel suo squallore, e ancora più invitante nei contenuti.
La bellezza dei giochi mi abbaglia e mi stordisce come una colica renale.
Proseguo nel mio giro alla ricerca del gioco definitivo, e mi imbatto in perle rare come “Ninja: Shadow Forged” – un gioco “che punta a rinnovare la figura del ninja all’interno di un contesto metropolitano moderno e alternativo”, in barba alle Tartarughe Ninja.
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Calippo o califfo? A voi
l’ardua scelta… |
M’imbatto anche nel divertentissimo (?) “il Califfo”, che leggo essere addirittura iscritto al Best of Show: sulla scatola fanno letteralmente ribaltare dalle risate le scritte “VM 14 anni in attesa di leggi più liberali” (sic!) e il nome dello pseudo-editore: “Giochi Diseducativi” (ri-sic!). Volendo andare sul sessuale, forse sarebbe meglio cambiare la consonante doppia.
Mentre mi aggiro impunito in mezzo a giochi in scatola senza scatola, venduti dentro graziose buste di plastica e stampati in casa, vedo cose mai viste: giochi di ruolo che originano giochi di carte da cui derivano giochi di miniature a loro volta tratti da libri di fantascienza (autoprodotti pure quelli) che hanno come tema le guerre di religione (sto parlando di Faith Empire: e poi si incazzano se il premio Best Family Game va a un gioco sulla peste!) e giochi di carte con due regole e mezzo che a confronto rubamazzo è una variante per hard gamers di Race for the Galaxy (qua non parlo di nessuno, ma ce n’erano diversi molto simili fra loro).
A margine, segnalo la presenza, per il decimo anno di fila, di Elish, un gioco di ruolo che origina giochi di ruolo da cui derivano giochi di ruolo, il cui stand vende anche fumetti, che però non c’entrano col gioco di ruolo. Confusi? Io sì.
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“Bomp! Live”: gioco nuovo, retrogusto classico.
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Com’è, come non è, alla fine mi decido e mi fiondo sull’ultimo nato di casa Angelo Porazzi Games (ditta gestita da due soci al 50%: Angelo Porazzi e il suo ego), che avendoci regalato perle come Bomp! confido che mi dia un po’ d’ispirazione.
L’ultimo parto della mente del prolifico autoproduttore (autore di WarAngel, come non manca di ricordarci in ogni comunicato stampa) è chiamato “Assist”, e la sua meccanica principale, per non dire unica, è “al tuo turno fai la tua domanda o dai la tua risposta”.
Fine. Aggiungete voi bluff (con un sotto-sistema di fiches che arriva dagli anni ‘80), inventiva (dovete parlare, dunque è un gioco creativo), imparare le lingue (perchè le carte sono in più lingue: siamo ai limiti della genialità)… le illustrazioni sono un mega-spot di tutte le scatole (o le buste) illustrate dal Migliore Autore Ludico Italico in Attività. Da segnalare, però, il grandissimo miglioramento rispetto ai titoli degli ultimi anni dello stesso autore: questo ha addirittura una scatola.
Ancora un po’ e si arriverà anche a delle regole vere.
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WarAngle – angoli da guerra:
il gioco inedito del Pedone Nero
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Al di là delle ultime produzioni, con cui ammetto di essere stato un po’ cattivo (ma comunque meno di tanti commenti che si trovano in giro per siti), devo confessare che io stesso mi ero ispirato proprio a WarAngel per creare il mio gioco,ma alla fine, ahimè, mi sono reso conto che non ce la farei né a fare l’autore, né a fare l’editore: non riuscirei a tenere il ritmo delle fiere, delle discussioni su internet, non saprei come relazionarmi sui siti, e mi ritroverei a fare l’unica cosa che so fare: demolire il mio stesso gioco su questo sito.
Per cui, augurando comunque lunga vita a tutti gli autoproduttori, che mi fanno sempre fare delle risatone, desisto dal mio intento e torno a fare quello che so fare meglio: scrivere in un pessimo italiano di giochi discutibili.
Alla prossima 🙂
Mr. Black Pawn
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