La AMIGO Games US, la costola americana della AMIGO Spiele, saluta questo mondo (ludico).
Peccato, proprio adesso che ne avevamo scoperto l’esistenza, esattamente come i gamer americani.
La succursale era stata fondata nel 2018, e come è stato sottolineato nel comunicato stampa ha subito una pandemia, crisi economiche, guerre, dazi, e altri cataclismi che avrebbero mandato in bancarotta qualsiasi editore, eccezion fatta ovviamente per quelli che non sono andati in bancarotta.
8 anni di sforzi per conquistare l’America, ma era chiaro fosse una mossa azzardata: i veri vincenti iniziano da mercati più piccoli e meno agguerriti, come fecero proprio i tedeschi, con il mercato polacco, nel ’39.
Del resto ce lo insegna anche l’esercito israeliano di stanza a Gaza, “per ricostruire bisogna prima distruggere”. Quindi dai, AMIGO Games! Sei già a metà dell’opera.
La casa madre AMIGO Spiele è costernata: “eppure le abbiamo provate tutte, tipo tagliare costi e personale”.
Imbarazzato silenzio stampa alla prima domanda dei giornalisti: “ma fare meno giochi e farli meglio, invece?”
Stiamo scherzando, non c’era nessun giornalista.
A differenza degli altri cadaveri che abbiamo visto passare sul fiume del cambiamento, tra le tumultuose acque del mercato globale, AMIGO Spiele ha almeno avuto la fortuna di poter sentire la temperatura col piede. Scoprendo in quel momento che i piranha sono pesci d’acqua dolce.
Siccome dire che “si producono troppi giochi” sembra una frase ritrita e ci date sempre addosso quando suggeriamo questa fra le principali cause della crisi del settore, proviamo a cambiare strategia: “non si vendono abbastanza giochi”.
Poi vedrà chi ne capisce davvero come si può risolvere il problema.





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