A sostegno del “si producono troppi giochi” e a rinforzo del “è ovvio che le case editrici collassino su loro stesse”, ultimamente si presenta ripetutamente quella che in gergo tecnico viene definita una “affermazione bobblehead”, ossia quella che trova un consenso acritico come nemmeno nei migliori governi conservatori, e questa idea è che i giochi da tavolo siano beni di lusso.

In qualità di ambasciatori della notizia, non esprimeremo il nostro parere a riguardo, ma cercheremo di capire le origini e le motivazioni di questa cazzata.

Un bene, per essere considerato di lusso, ha bisogno di almeno un paio di caratteristiche: essere di costo elevato, e rappresentare un valore di status sociale (o aumento del concetto di sé). Quindi parliamo ad esempio di auto sportive, ville con piscina, o feste per bambini.

“Ma allora pure un all-in di Kingdom Death: Monster” potrebbe dire qualcuno. Esatto, ma come una Panda con i cerchi in lega e il volante di pelliccia.

Mentre prendere un Red Cathedral, ad esempio, equivale a concedersi il lusso di una Graziella pieghevole unisex. Che costa dieci volte meno, “porta” il quadruplo delle persone, e non indolenzisce il culo. Di solito.

E per quanto entrambe siano opzioni appetibili per alcuni, dubito che ci si rimorchierebbe in centro.

Perciò da cosa deriva questa convinzione che i giochi da tavolo siano beni di lusso?
Probabilmente dalla confusione fra prodotti di lusso e prodotti superflui, cosa che invece i giochi potrebbero verosimilmente essere, a patto di non considerare il gioco stesso un’attività superflua.
A capire perché non lo sia, ci aiuteranno alcuni nostri amici:

Jean Piaget: il gioco è uno strumento primario di sviluppo cognitivo, permette di passare dal pensiero concreto a quello simbolico.

Lev Vygotskij: attraverso il gioco di ruolo i bambini interiorizzano regole, ruoli sociali e linguaggio.

Johan Huizinga: la cultura stessa nasce in forma di gioco. Il diritto, la guerra, l’arte e la scienza hanno tutte origini ludiche.

Non crediamo che questi amici avessero in mente la necessità di possedere Agricola deluxe con blackjack e squillo di lusso, ma riteniamo che un minimo di strumento, in una società sviluppata, sia economicamente accettabile.

Noi stessi siamo stati tentati a tratti di inveire contro produzioni “lussuose”, riedizioni in mille salse, e tirature da Torre di Guardia, ma abbiamo imparato che nel mercato non accade nulla che non possa accadere; al peggio, come l’edibilità di certi funghi, accade una volta sola.

Quindi non manifesteremo per l’IVA agevolata sui giochi da tavolo come non l’abbiamo fatto per la pornografia ma, come per quella, ci teniamo che almeno i protagonisti e gli utenti l’apprezzino pubblicamente per quello che è: un bene comune.
Inclusivo nonostante le mille categorie.

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