In un mondo di produzioni convulsive e di informazione spasmodica, dove i giudizi degli esperti sono predittivi come oroscopi finanziari, il Nederlandse Spellenprijs prova con pacatezza a mettere in fila due concetti: target e qualità.

Si premia il miglior gioco in lingua olandese, distribuito nella zona di lingua olandese, per ciascuna delle tre categorie: per famiglie (i piccoli pagano metà), per intenditori (vestiti male ma con l’olfatto buono), e per esperti (vale tutto, portieri volanti, chi ci tira ci va).

Una semplicità spiazzante per riuscire a coprire la maggior parte del mercato specializzato. Niente liste di categorie così ampie da comprendere tre finalisti per la migliore categoria, né singoli premi assoluti figli dell’ermetismo trionfale, nessuna ostentazione di onniscienza per infilarci giochi di ruolo, miniature, sagome, né Beer Pong.

Qualche titolo si presenta arrogantemente con il curriculum di altre nomination, altri si affacciano con l’onestà dei giusti, altri ancora con l’honestà degli ignoranti.

CATEGORIA FAMIGLIE

Bomb Busters – Riappare dopo la vittoria allo SDJ, con più meriti per l’eliminazione di Flip 7 che propri, non l’eroe di cui avevamo bisogno ma quello che meritavamo. O almeno che meritavano i tedeschi.

Faraway – Scende di categoria rispetto al kenner dello SDJ, e probabilmente nello stesso tempo è sceso anche d’interesse, giusto un paio di gradini. Ma come sa bene nonno: “ne basta uno preso male”.

Pixies – Appare a sorpresa il gioco che serviva a tappare il buco fino all’arrivo di Castle Combo. A volte basta la pazienza. Ma costa anche meno, ed è meno doloroso da giocare. A questi livelli si può vincere anche per piccoli meriti.

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CATEGORIA INTENDITORI

Botanicus – Trattato con un po’ di snobismo, è passato ovunque e ovunque in sordina. Forse per l’eccessiva semplicità delle meccaniche di base, forse per non aver avuto il coraggio di usare solo le regole avanzate, o forse è stato preso male che gli autori italiani si siano presentati con sandalo e calzino ai grandi eventi.
Millantato credito tedesco.

Komeet – Dovremmo averne parlato nell’articolo “Si producono troppi giochi?“. O forse no. Ma rappresenta benissimo il tipo di gioco che sta in quella fascia tra “finalista di concorso” e “sella di Artax ne La Storia Infinita“. Non ci sentiamo di chiedergli più di così.

Pirati di Maracaibo – La versione abbordabile (pun intended) di Maracaibo non può competere nella stessa categoria del genitore, e quindi eccolo qui a dare le piste ai più piccoli. Ma come Giovanni che le suona a braccio di ferro al bimbo in Tre uomini e una gamba, rischia di essere preso poco sul serio.

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CATEGORIA ESPERTI

Windmill Valley – Contrariamente a Pirati di Maracaibo, forse Windmill Valley è finito un piano più in alto delle sue possibilità, e contrariamente ai suoi concorrenti, sembra davvero voler invitare qualcuno al tavolo. Ma purtroppo per gli autori, questo non è uno dei valori di questa categoria.

Men Nefer – Un giorno parleremo dell’ergonomia e del rispetto per i giocatori, ma non è questo il giorno. Quindi rimane poco da dire di questo stereotipo ludico, scomodo, complesso, e con l’autore che fa di nome German.

S.E.T.I. – Ha catturato l’attenzione per la “scoperta” di una parte del tabellone a partita in corso, e forse alla fine è il minore dei suoi meriti, come un chirurgo che scopre una coscia a metà intervento.
D’altro canto è anche una delle parti più comprensibili del gioco, che è sì tematizzato meglio di Men Nefer (non senza qualche stiracchiamento), ma spaventa lo stesso come un intervento fatto da un chirurgo alieno. Con una coscia di fuori.

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Al netto del fatto che i giochi localizzati sono quelli che sono, e non è certo colpa dei giurati, questo premio appare di una semplicità quasi ingenua, che farebbe venir voglia di provarli tutti per scoprirne il divertimento.
Se non li conoscessimo, ovviamente.

Due concetti in fila, dicevamo: target e qualità. Senza suggerimenti da parte nostra, diteci voi quali hanno cannato.

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