Lego, Mattel, Hasbro e Spin Master presentano i loro nuovi prodotti in stand ospitali come un centro accoglienza in Albania, con l’accesso riservato a “nessuno–“, quindi ripieghiamo sugli specialisti del gioco da tavolo, che si dividono grossolanamente in due categorie produttive:

Nella grande industria il game design è un ospite inatteso.
E infatti non si presenta.

Le grandi case editrici spingono sui prodotti brandizzati e le mille versioni degli stessi tre titoli di successo. Questo determina il passo decisivo dei giochi da tavolo nel mondo dell’intrattenimento di alto livello, come fu per la TV berlusconiana, portandoci al paradosso della merda: compriamo giochi di merda perché è quello che ci vendono, o ci vendono giochi di merda perché è quello che compriamo?

Le piccole case editrici stentano a stare al passo, non è facile vendere giochi di melma senza IP. Questa però è la salvezza del pubblico di appassionati, quando fare giochi decenti diventa l’unica via per la sopravvivenza, qualcosa di decente prima o poi esce. Anche qui però si nasconde l’insidia di cui ci avvertì Gaudì: “l’originalità fine a sé stessa è solo eccentricità”. Ossia, uno stronzo a forma di gioco, è sempre uno stronzo.

Tutto questo per dire che Norimberga non ci ha regalato grandi sorprese. Tutto rinviato a Cannes, o persino a Play.

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