“Ne usciremo migliori”, dicevano durante il lockdown, giocando il 23 sulla ruota di Roma.
Abbiamo perso in economia, empatia, socialità, lavoro e capacità di guidare. Ma abbiamo guadagnato i cinghiali per le vie commerciali.
| “Feel the spirit” Ti capiamo, orsacchiotto. |
A Norimberga lo stesso, ma i cinghiali sono rimasti fuori.
La fiera del gioco e del giocattolo, esclusiva per gli addetti ai lavori, promette meraviglie ma non è Ambra.
Padiglioni magnificenti, stand gargantueschi, organizzazione acredine di ogni altra fiera, buffet luculliani… il cazzo.
Comunque una discreta plutocrazia scatologica.
Intendiamoci, Norimberga è sempre un posto interessante dove trovare la gente che conta, ma diciamo che non è più d’impatto come prima del 1947.
Troviamo più giocattoli che giochi, ma tra tutte le minchiate da negozio cinese, possiamo individuare una quantità di trappole per dementi oggetti inconsueti con cui i game designer più creativi tenteranno di cambiare il corso della storia del gioco, tra questi novità strabilianti: elastichetti, calamite, gomme, biglie, e persino combinazioni come calamite gommate o biglie rimbalzanti.
Ogni volta che appare uno di questi magnifici strumenti, partono subito le chiacchiere su quale genio riuscirà a plasmarlo in pura noia.
I racconti sulla Norimberga pre-pandemia sono esaltanti, gli anziani ci incalzano “una volta qui era tutta meraviglia”, l’unica meraviglia che abbiamo è quella di poter usare “andiamo dal cinese” con la stessa accezione con lo diciamo a casa. Il Covid ha lasciato il segno, ma la ghettizzazione dei cinesi in un padiglione separato rende bene l’idea di quanto il gioco unisca i popoli. Occidentali sono i padiglioni più vivaci, con feste e balli di gruppo.
| Si sta come d’inverno a Norimberga i giochi. |
Ovviamente qui non si gioca, il business è una cosa seria, tanto da vedere cravatte al collo persino a quegli editori che le avevano tenute solo in fronte. Ci sono molti italiani e poca italianità, ma per sicurezza gli stand più importanti sono chiusi, con l’accesso riservato ai giornalisti che sanno tenere la bocca chiusa, il che però stride con l’avversione all’atteggiamento italico.
L’impressione generale è stata che tutta la meraviglia della fiera fosse nel fatto che ci sia stata la fiera, e tanto è bastato. Norimberga 2023 è la promessa di una promessa, abbastanza da doverci tornare, non tanto da volerlo fare.





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