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Claudia, immortalata da Tatsumi Saiga nell’ultimo saluto al divertimento. |
di Mr. Black Pawn
Normalmente lascio al Puzzillo l’incombenza di commentare l’attualità ludica, ma quando l’orgoglio chiama non c’è niente da fare. Malcelata è dunque l’emozione nell’annunciare un meraviglioso bis tutto italiano: dopo
Libertalia ai Best of Show, Paolo Mori ci regala con
Augustus un altro bel
c’ero quasi.
Certo, prima del quasi c’è un c’ero, che è comunque più di quanto possano dire la stragrande maggioranza degli autori italiani, ma ci perdonerà Mori se tiriamo un sospiro di sollievo ritrovandoci come gioco dell’anno tedesco qualcosa di diverso dalla tombola coi tempi morti in mezzo.
Sarà per la prossima volta, eventualmente sfruttando come base un gioco che non abbia come pezzo forte dei legumi, e mia nonna.
Ma a questo giro, Diavolo, non c’era scampo. Un’alternativa era lo spassosissimo yahtzee senza i rilanci, Qwixx, peggio non tanto per il fatto che si tratta di un gioco basato sulla meccanica del tira e basta, quanto per il fatto che c’è il rischio di finire i foglietti segnapunti nella scatola, chiaro indice di squilibrio mentale.
E dunque lo Spiel des Jahres, o spildesiàres come dicono i ludologi, se lo aggiudica quel petardo di sterco di Hanabi. Adesso, prima che qualcuno salti su a difendere il gioco di Bauza perché è di Bauza e Bauza è bravo e io sono cattivo, vi prego con tutto il cuore di giocarci.
Scala quaranta tutti insieme con le carte al contrario. Un gioco dove non si può solo vincere o perdere, come succede di norma nei collaborativi: dato che la matematica uffa, che palle, Bauza ha deciso di mettere che il gioco può finire anche come un fuoco d’artificio bagnato, con l’originale meccanica di chiusura “se finisce il mazzo contate i punti”, probabilmente nell’ottica di confrontare il risultato con quello di altre partite. Il problema è che se vi succede alla prima partita non ce n’è una precedente, e non ce ne sarà una successiva. Anche perché il manuale che vi dà il voto fa tanto punching ball da luna park, che quasi quasi stiamo rimpiangendo Augustus. Bellissima la motivazione della giuria, per cui fare quei 25 punti è davvero una gioia incontenibile. Ho aperto una petizione su change.org per cambiare la giuria del premio, chi volesse aderire cerchi “stop sdj madness” su google.
Non mi dilungherò a parlare del Kennerspiel, anche perché ormai il gioco per esperti si rivolge a tutti meno che agli esperti, tanto che quest’anno i tedeschi sono impazziti e hanno deciso che un collaborativo non era abbastanza, e hanno messo in cima alla pila dei
giochi tosti quel tripudio di gusto ed emozione che è le
Leggende di Andor, un gioco dove gli eroi entrano nell’olimpo dei corrieri espressi portando cose in giro per la mappa, o più genericamente muovendo e attaccando, ma non troppo che ammazzare i mostri velocizza la rotazione del pianeta.
Per quanto i tedeschini non mi piacciano proprio per nulla, forse avrei davvero preferito uno qualsiasi degli altri titoli in gara, che non menzionerò lasciandoli nel limbo dei german in cui spariranno da qui a un paio di mesi, oppure anche, e forse ancora di più, un gioco vero.
Rimarrebbe uno spazio per una riflessione sui premi in generale, magari facendo un paragone fra lo Spiel des Jahers e premi di pari prestigio in Italia. Ma grazie al cielo non ce ne sono, e io posso tornare a prendere il sole.
E anche questa è fatta, buone vacanze (anche a Paolo).
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