Ecco finalmente il gioco italiano che, a seguire l’entusiasmo degli addetti ai lavori, rivoluzionerà ed esploderà nel mercato.
Libertalia venderà, ha una bella scatola, grafiche lodevoli, durata dichiarata ridotta ed è abbastanza semplice capire che si tratti di una cosa semplice. Dato il target, sarebbe potuta essere una cosa più semplice, ma vabbe’, tanto ormai l’hanno comprato per la scatola.
Noi lo compriamo, al doppio del prezzo, cercando di raggiungere la quota per la quale il buon Paolo Mori smetta di fare game design e possa finalmente dedicarsi alla consulenza a tempo pieno: i suoi “fa cagare” di sostegno agli autori emergenti sono una delle cose migliori che il mondo ludico italiano abbia avuto negli ultimi dieci anni, soprattutto migliore dei suoi giochi.
Board Game Geek presenta Libertalia come un gioco di Simultaneous Action Selection e Variable Palayer Powers. Una roba veloce e fichissima. Lo comprerei solo per questo, se non l’avessi già comprato per la copertina o per i suddetti motivi.
Quello che BGG non dice è che le meccaniche, ossia quello che il giocatore deve fare per interagire con il gioco, sono in realtà Bluff e Memoria.
Un pochino meno fico.
Ma le illustrazioni sono molto belle!
Molti l’avranno pensato, noi ne abbiamo già parlato, certamente “Libertalia” suona più come la restaurazione di qualche nostalgico partito politico che come un gioco nuovo, ma ragionando su scala internazionale, ehi, è una parola sola e dal suono bizzarro! In fondo hanno avuto successo Agricola, Dominion, Grimoire…
Già Grimoire.
Be’, ora, che ci siano somiglianze tra due giochi è tutt’altro che improbabile, ma quando un prodotto è migliore di un simile precedente non stiamo certo lì a formalizzarci sull’originalità.
Ruse and Bruise è forse un esempio ancor più calzante, e forse anche più divertente, ma diamine, qui si sta rivoluzionando il mercato e trattando probabilmente del prossimo vincitore di premi e riconoscimenti nella stagione ludica, quindi basta guardarsi alle spalle (sebbene, da giocatore, non smetterei di guardarmi le spalle).
La scatola è abbastanza grande da contenere una dozzina di copie del gioco ma, come per 7 Wonders, una grande illustrazione non ci sarebbe stata su di una scatoletta da Bang!. All’interno quindi carte, una plancia centrale per ordinare le carte giocate e il bottino, una plancetta di carta per ciascun giocatore, una plancia segna punti, monetine in cartone e tasselli bottino. Perfetto.
A parte, ecco, giusto la plancia centrale che non riesce a contenere i tasselli bottino per sei giocatori, le plancette dei giocatori dall’utilità proporzionale solo allo spessore e una plancia segnapunti ingiustificatamente enorme e di discutibile aspetto (discussione tra le posizioni “inquietante” e “malnato”).
Ora che ne abbiamo lodato la parte migliore possiamo passare ad esaminare le minute imperfezioni del gioco.
Il setup, gradevole e immediato come un mutuo, intrattiene i giocatori per quella che potrebbe essere la durata di una partita ad un gioco del genere.
Per iniziare a giocare sul serio bisogna che un giocatore peschi dal proprio mazzo nove personaggi a caso, che saranno gli nove personaggi a disposizione di ciascun giocatore per quella manche.
Ciascuno quindi sceglie segrtamente il personaggio che vorrà giocare in quel turno per ottenere una parte del bottino, una volta scelti i personaggi si svelano e si ordinano sulla plancia centrale in ordine di rango (valore numerico). Ora, da buon gioco per il grande pubblico, la sua semplice complessità prevede che ogni personaggio possa avere effetto: all’inizio del round, durante la distribuzione dei tesori, alla fine del round, alla fine della manche, durante ogni round o una combinazione di questi.
Ma non spaventatevi, poiché per facilitare lo sviluppo degli effetti, i primi vengono ordinati per valore inverso a quanto necessario invece per raccogliere il bottino.
Adesso che avete chiara la situazione vorrete sapere cosa potrà portarvi il bottino, giusto. Be’ ovviamente punti, direttamente o per collezione di set, oppure malus in punti o la morte del personaggio (per mano di un ufficiale catturato, ma dell’ambientazione parleremo più avanti), oppure ancora, in fine, la possibilità di eliminare un personaggio di un vicino di posto sopravvissuto ad un round precedente.
E se quest’ultimo bottino si presentasse al primo turno, in cui nessuno abbia personaggi precedentemente giocati?
– Ciccia. Specifica l’editor del gioco.
E nella malaugurata ipotesi che, avendo tutti le stesse carte in mano, giochiamo tutti la stessa carta?
Non siamo qui per fare F.A.Q., ma se proprio insistete (lo so, non state insistendo, ma me la sono beccata io, così ve la beccate voi) sappiate che tale opportunità, avendo tutti in mano le stesse carte, è tutt’altro che inconsueta, soprattutto nel momento in cui l’effetto di un personaggio sia qualcosa tipo “se lo giochi al primo round guadagni otto punti”. Per risolvere le situazioni di parità dunque Paolo ha inserto un valore d’iniziativa che regola la precedenza tra i personaggi di pari rango (valore), ed è un valore fissato in base al colore della carta, ossia al giocatore. Così la serva del giocatore blu varrà sempre più della serva del giocatore giallo, e così per ciascun personaggio.
Qualcuno voleva farmelo passare per un giochetto veloce, e sebbene più di una volta le scelte sembrino apparire obbligate, un minimo di previsione sulle carte che verranno giocate e sullo sviluppo degli effetti aiuta senza dubbio nella vittoria. Pertanto ricapitoliamo: dovete scegliere una carta in base al bottino in palio, in base agli effetti e in base allo stesso ragionamento fatto dagli altri giocatori, possibilmente memorizzando i valori d’iniziativa per il confronto diretto tra carte del medesimo rango.
Praticamente lo stesso sforzo necessario per Caylus e Twilight Imperium, ma per giocare una serva.
A prova del livello raggiunto in tal senso c’è il grandissimo colpo di classe di quel po’ d’interazione diretta in grado di evocare il famigerato “king making”, mettendo talvolta i giocatori nella posizione di dover colpire qualcuno a vantaggio di “terzi”.
Come se non bastassero i sei round di una manche, la partita si ripete tre volte, accumulando il punteggio e ricostituendo il setup iniziale, comprese le dotazioni di ciascun giocatore e la lettura del regolamento, ma solo dopo aver azzerato la situazione, eccezion fatta appunto per i punti ottenuti e per un paio di carte avanzate che vanno a completare la mano con le nuove sei.
In gergo tecnico: “agonia”.
Però.
Però state facendo un tuffo a pie’ pari nel mondo qualsiasi piratesco. Un mondo in cui una serva è di rango superiore al taverniere, come un ammutinato di un reclutatore. C’è da riconoscere lo sforzo d’inventare trenta personaggi a tema applicando a ciascuno effetti poco credibili, ma se come scritto nel nostro dizionario “tema a caso” è effettivamente un difetto, tanto sforzo ha generato giusto il rumore adeguato al prodotto.
Prot.
Come accennato il gioco è dichiarato per 2-6, con una stiracchiata tanto in voga nelle palestre d’editoria ludica degli ultimi anni. In sei l’incidenza delle medesime carte giocate è quasi imbarazzante e la partita è controllabile come una pulce idrofoba, senza contare che la contemporaneità della scelta non è affatto un calmiere per la durata, spesso anzi si vedono giocatori bivaccare attorno al mazzo, risultando la cosa più attinente al tema piratesco dell’intero tavolo.
In due le probabilità che accada qualcosa di sconvolgente, o anche semplicemente divertente, sono le stesse di vedervi arrivare Libertalia a casa sotto un braccio di Jessica Alba che propone una partitina… “dopo”. Però, proprio come nello stesso caso di tale fantasia, la durata si riduce notevolmente il che, per i giochi di cui trattiamo qui, è sempre un pregio.
Sulle partite a 3 e a 5 ci sono pareri diversi che coincidono solo nel punto in cui a qualcuno non sta bene l’una o l’altra quantità, vuoi perché tutti i giocatori sono “vicini” tra loro in un caso, vuoi perché sono comunque troppi nell’altro, quasi sempre i giochi sono pensati come uno scambio di coppia: una cosa per quattro alla quale, se diversamente assortiti, eventualmente ci si adatta se si ha tanta voglia o poche alternative.
Libertalia è uno di quei giochi che devi provare almeno 5 o 6 volte prima di realizzare di averlo giocato 4 o 5 volte di troppo; ma a cinque o sei partite ciascuno, come dicono gli esperti (che non siamo noi), avrà fatto il botto.
Ancora un ringraziamento all’audace
Giada e al suo fotografo
Ivano Fusetti, forse il vero motivo per cui abbiamo cercato un gioco a tema pirati da recensire.
Lascia un commento