La neve a Roma e la morte di Whitney Huston, ora, non che vogliamo apparire come quei complottisti paranoici, ma fatto sta che negli stessi giorni appare Ludica a Roma. Solo coincidenza?
Potremmo raccontarvi di questo oppure di qualcosa d’interessante, ma non avendo nulla del genere, tratteremo di Ludica Roma, e lo faremo con l’affetto con cui i Romani trattavano l’idrofobia.
Quello che vedete nelle due foto qui di seguito sono due scorci di Roma, uno all’interno ed uno all’esterno della fiera, escluso questo, trovate le differenze.
Cosa vi sareste aspettati da un evento esportato da una già non brillante esperienza milanese, professionalmente legata all’autoproduzione e inserita nell’ambito della più corposa fiera “Week-end donna”?
Esatto, è stato esattamente ciò che vi sareste aspettati. Togliendo il pubblico.
Ovviamente la neve ha fatto la sua parte, rimanendo fuori dal padiglione come chiunque altro, ma l’entusiasmo dei pochi standisti è comunque venuto a mancare quando, dopo aver notato il complesso allestimento degli ampi spazi, si sono resi conto che nessuno aveva portato il pallone. Una vera disdetta.
Ora, eccezion fatta per le hostess della pista di automobiline elettriche, le cui immagini non riporteremo perché non corrispondenti al nostro standard di volgarità, non c’era nulla che valesse la pena di essere visto. Questo sebbene le crisi agorafobiche di alcuni sventurati avventori fossero decisamente divertenti.
Nonostante l’irresistibile entusiasmo della Wild Boar di Volpino, alla domenica finalmente, tra casalinghe incapaci di distinguere l’entrata giusta e amici di standisti disperati imbucati a forza con quintali di ingressi omaggio arricchiti da pranzi offerti, la sala ha preso vita. Alla stessa velocità prendeva vita l’espressione basita delle persone e la domanda ingenua di un bambino “dove sono tutti? I giochi? Le cose divertenti?”.
Ora, sappiamo bene quanto i bambini siano incontentabili e siamo i primi a difendere l’operato dell’organizzazione che, oltre a trovare lo spazio per L’Area Autoproduzione, è riuscita a sostenere l’impatto di una Xbox e un Pc con schermo 42 pollici solo per l’area Videogame, e oltre a decine di vuoti tavolacci ballerini e panche instabili, ben due negozianti pronti a rivalutare il senso di un singolo gioco venduto per l’area giochi da tavolo. Ancora senza considerare il grande spazio sempre a disposizione per eventuali improvvisati tornei di calcetto e le lezioni di spada laser di jedi intoccabili (più che altro per questioni igieniche).
A condire il tutto un palco in grado di ospitare due intere band. Palco che ha ospitato due intere band. Band che hanno suonato a volume tale da rimandare in voga la lingua dei segni nel giro di due pezzi. Il massimo che si potesse chiedere ad un ambiente il cui unico pregio fosse in realtà la tranquillità.
Alle pareti teli neri, pare per la volontà dell’organizzazione di venire incontro alle esigenze “di quelle cose lì che fate voi con quei giochi là”, più probabilmente per il previsto lutto; così torniamo alla teoria dei complotti, secondo la quale Whitney non si sarebbe tolta la vita ascoltando la propria discografia bensì leggendo il palinsesto di Ludica.
Ovviamente scherziamo, Ludica non aveva un palinsesto. Né cartelloni pubblicitari, né attrattive, né intenzione di esporsi al pubblico.
Nel ciclo della vita, generalmente nella fase in cui viene gettato l’assorbente, torniamo al principio: uno striscione di WarAngel ci ricorda da dove tutto sia cominciato, ed un soddisfatto sorriso ci racconta perché così sia finito.
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