Eccoci di nuovo qua, in un turbinio di violenza e clamorosi errori di design.
Stavolta due giochi che, a prima vista, non si somigliano per nulla, se non per un sottile filo condutt…
Ok, scusate. Basta parlare. Bbotte!

Bang! arriva con un sigaro (spento) in bocca, un poncho sulle spalle e la faccia di legno di chi ha venduto uno zilione di copie con un box a forma di supposta, il che la dice lunga sul masochismo del giocatore medio. Qualche passo più in là, un cinese vestito nello stesso modo gli fa una linguaccia, ma questa è un’altra storia (“per qualche Yuan in più”, gradevole noodles-western).

Dall’altro lato della piazza c’è una vezzosa bambina con una spranga in mano, Lunch Money, ovvero il gioco che permette a vostra nonna di demonizzare (anche) l’innocuo hobby del card game. Dopo tutta la fatica che avete fatto per riuscitre a nascondere tutte le copie della Unholy Strenght beta di Magic: the Gathering… siete proprio dei cialtroni.
Sembrerebbe uno scontro impari. Lunch Money ha solo armi contundenti o da taglio, spesso improvvisate, mentre Bang! può disporre di un arsenale che, espansione dopo espansione, l’ha trasformato di fatto in uno spin-off di Axis & Allies. Ma se mettiamo sul piatto anche la cattiveria… beh, Lunch Money ne ha da vendere, anzi, ne ha diversi bancali in saldo.
Bang! vanta un’impressionante mole di errori di design, se lo si considera un gioco moderno. C’è tutto il fascino old style della player elimination, (quel fenomeno per cui, se la partita va male, potete andare a farvi una birra con il vostro compagno di stanza, sempre se riuscite a schiodarlo da Facebook). Beh, l’eliminazione c’è pure in Lunch Money, per cui questa prima scaramuccia chiudiamola pari. Bang! rilancia: fazioni sbilanciate. Non diverse, badate bene, ma sbilanciate. Peschi il Rinnegato, lo guardi e decidi di mandare un sms all’amico su Facebook. “Stacca, sto arrivando.”
Bang! non è neanche language indipendent… ma Nephew e Wiedman sono dei geni, per cui Lunch Money risponde con un set di carte del tutto illeggibile e incomprensibile. Si passa la prima partita tenendo le carte in una mano e una fotocopia delle regole nell’altra (ne serve una per giocatore sennò la partita dura ore). “Gioco uno Spinning Backfist.” “EH?” “Puppa!”
La salvezza di entrambi i titoli è la durata contenuta che, però, non vi eviterà di urlare al cielo “perchèèèè?” in più di un’occasione durante le prime partite (poi, rassegnatevi, passerete a giochi migliori).
Alt! Mi diranno i più! Ci sono le espansioni! Ebbravi merli, avete speso altri soldi? Quella di Lunch Money, Stick & Stones, è utile come una macchina per affilare il burro. L’hanno fatta perché il gioco ha vinto gli Origins Award nel ’96. Nessun altro motivo, anzi, il gioco gira meglio senza. E Bang!…? Bang! è il campione delle espansioni brutte. C’è quella che rallenta il gioco segando via il pregio principale, la semplicità e la velocità, con sole 13 carte (High Noon), quella con gli oggetti che sbilanciano il gioco un po’ di più, come se ce ne fosse bisogno, e che introduce la simpaticissima regola che puoi essere ammazzato ancora prima di iniziare giocare (Dodge City), quella che per 10 euro ti dà ben 23 carte (Wild West Show), diavolo piuttosto inizio a drogarmi; c’è A Fistful of Cards, 15 carte del tutto inutili, un’espansione che è servita a far disegnare qualche omino a Eriadan… e per finire la perla delle perle, Face Off, ossia l’espansione per due (la riassumo: bang! bang! bang! bang! bang! bang! Ah, ho perso. Un’altra?).
Vabbè. Sono giochi veloci. Il pericolo maggiore che correte, in fondo, è costituito dalle sbronze che prenderete insieme al fanatico di Facebook. Certo, se usate questi giochi per introdurre i vostri amici ai “giochi intelligenti” siete proprio dei bastardi, volete davvero far sì che scappino urlando, ma chi sono io per giudicarvi?
Rimane da decidere chi rimane in piedi. Ebbene, nonostante tutto si salva Bang!, per l’impatto grafico davvero gradevole, che lo rende quantomeno giocabile (mentre con Lunch Money c’è sempre qualcuno che interrompe la partita per piangere e chiedere scusa perché esiste).
E anche questa è andata. Alla prossima, cosi.
Mr. Black Pawn





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